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Marionette e burattini restano il cuore della manifestazione, ma saranno sempre più in dialogo con gli altri linguaggi della scena, in un orizzonte artistico che abbraccerà anche il teatro d’attore e di narrazione, il teatro musicale e il nouveau cirque, il teatro danza…
Un’apertura in realtà iniziata da tempo e che coinvolgerà quanto e più di prima le Valli e i valligiani, il palcoscenico naturale costituito da quei paesaggi incantati e l’umanità, i saperi, la memoria di chi ancora li abita.
La vera novità è tutta qui: il Festival delle (non solo nelle) Valli.
 
Itinerante, transfrontaliero, multiculturale per vocazione, il Festival continuerà insomma a sparpagliare le sue proposte internazionali in piazzette, fienili, sagrati, sotto una pergola o dentro una legnaia, ma presenterà anche alcuni spettacoli più strutturati, come il pubblico stesso ormai richiede e come ci si attende da una iniziativa che intenda valorizzare paesi e comunità richiamando un turismo di qualità, ospiti grandi e piccini, contenti di inerpicarsi per le stradine solitarie, i sentieri nei boschi, lungo il fiume, attraversando minuscoli borghi silenziosi nel verde, fermi in un tempo altro che il teatro ha saputo riconoscere e rispettare.
 
 
 
Costretto negli ultimi tempi di magri finanziamenti a un tenace andamento carsico pur di continuare a scorrere nelle Valli del Natisone, il Festival riemerge con la forza di un progetto rinnovato che intende svilupparne le potenzialità scommettendo sulla stabilità del suo corso.
Il nome un po’ più corto - Festival delle Valli del Natisone - vuole da una parte segnalare in modo ancor più chiaro il legame ormai storico con il territorio, dall’altra indicare l’apertura convinta a forme di teatralità
non solo “di figura”.
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